Ti ho detto di non aprirmi

«Allora, cosa aspettiamo?».

«Ok, hai ragione, guardiamo».

Valerio e Beatrice prendono il computer che sta sul letto e si mettono a cercare.

«Avete trovato qualcosa?».

«Un minuto, abbiamo appena iniziato. Andres, non avere sempre tutta questa fretta».

I ragazzi impazienti di avere risposta aspettano in silenzio e nella stanza si sente solo il rumore della tastiera e del mouse.

Valerio comincia a sudare, le goccioline iniziano a scendere dalla sua fronte.

«Nooooo, non è possibile: ci sono 5.000 cartelle tutte uguali, si chiamano tutte “non aprirmi”».

«Ma Valerio, non ce la faremo mai – esclama Beatrice sconsolata – sono troppe!».

Davide si avvicina a Valerio e gli dice: «Non me l'aspettavo da te, ti credevo più furbo: basta che vai su start e cerchi i file word, excel, mp4, mp3, ecc.».

«Lo sto già facendo, cosa credi? File word non ce ne sono, file excel neanche...».

«Allora prova a cercare gli altri, magari c'è un video».

Andres interviene: «Perché non cerchi sulla cartella 2350?».

Tutti si girano a guardare Andres, anche Valerio che smette di cercare.

Matteo esclama:«Ma Andres, sei un genio!»

Valerio invita tutti ad aspettare senza trarre conclusioni affrettate.

Cerca la cartella “Non aprirmi 2350”, la apre e dentro c'è un'altra cartella che dice “Sul serio non aprirmi”, dentro la quale c'è a sua volta un'altra cartella “Se apri questa cartella te ne pentirai”.

Valerio si ferma e si rifiuta di aprire la cartella.

Beatrice si mostra coraggiosa e clicca senza esitazione il tasto sinistro del mouse due volte.

Coincidenze... non credo!

«Guardate l'ora!».

«Sì, tranquillo, Fede! La guardiamo!».

Tutti i ragazzi, incuriositi, si avvicinano al computer. Accalcati, si spintonano per vedere l'ora. Luca si intrufola tra Anna Vita e Cecilia e riesce a leggere l'ora.

«Sono le 23:50, e allora?».

«Ma sono l'unico che l'ha notato? Corrisponde all'ora che segna l'orologio di Anna Vita...».

«Fa' vedere!» dice Matteo rivolgendosi ad Anna Vita.

«Calma! Eccolo!». Nel dire questo la ragazza estrae l'orologio dalla tasca e lo porge all'amico.

Matteo si sofferma prima sull'orologio poi sul computer.

Con occhi sgranati, Matteo esclama: «È vero! Ha ragione lui. Oh, mamma! Guardate anche voi».

I ragazzi si passano l'orologio di mano in mano.

«Sì. Sono proprio le 23:50».

«Coincidenze? Non credo!» dicono in coro Valerio e Francesca ridendo.

«Beh, cosa c'è da ridere?» si chiede Mario smarrito.

«Niente – risponde Valerio – non farti troppe domande, è una cosa tra me e Francesca».

«Se quest'orologio è a pile, perché s'è fermato proprio a quell'ora?».

«Ma chissenefrega dell'orologio, si fermano quando ne hanno voglia. Il problema è il computer che è fermo su quell'ora e i computer non si fermano su un'ora precisa».

«Wow Federico! Non ti facevo così tecnologico!».

«Sta' zitto, Davide – interviene Sabrina – Federico ha ragione! Non può essere un caso».

«E allora lo ha fermato Samantha».

«E perché lo ha fatto?».

«Guardiamo sul computer, magari la risposta è lì».

Che ore sono?

I ragazzi si dirigono verso il salone.

«Cos'è quella catenella che ti esce dalla tasca?» domanda Beatrice ad Anna Vita mentre si siedono sul divano.

«Mah... nulla di importante».

Detto questo estrae dalla tasca un orologio da taschino con la catenella. Lo mostra a Beatrice.

«Chi te lo ha dato?».

Anna Vita le racconta che apparteneva al nonno di Samantha.

«Ma ‘sto nonno ‘ndo sta?» chiede Francesca mentre sorseggia una bibita.

«È morto, e ciaoo!» esclama Serena.

«Ah, davvero? Non lo sapevo».

«Ma come fai a non saperlo – sbotta Diana – siamo andati tutti al funerale».

«Ma non è vero!» sbraita Francesca.

«Poverino mi stava simpatico» commenta Simone.

«Vi ricordate quando ci dava le caramelle?».

Anna Vita riprende: «Il nonno era appassionato di orologi da taschino, per il decimo compleanno di Samantha gliene aveva regalato uno. Se lo portava sempre con lei e tutte le volte che guardava l’ora si ricordava del nonno».

«Perché ce l'hai tu?» domanda Serena incuriosita.

«Ma riesci a farti una mazzata di cavoli tuoi?» ribatte Simone.

«No non riesco! Va bene?» risponde Serena in modo brusco.

Nel frattempo l’orologio è passato nelle mani di tutti gli amici; Federico fa notare ai suoi compagni che l’orologio è fermo sulle 23:50.

«Mah, quest'ora mi sembra di averla già vista da qualche parte» aggiunge Federico guardando nel vuoto.

«Raga volete da bere?» interviene Mario.

«Io una Coca Cola».

«Io anche».

«Io ho fame e voi?».

Una parte dei ragazzi si dirige verso la cucina dove hanno lasciato gli zaini con la roba da mangiare e da bere.

Con loro esce anche Federico; al posto di andare in cucina, però, va al piano di sopra senza che gli altri se ne accorgano.

Passano alcuni minuti dove si sente un relativo silenzio.

Ma il silenzio viene interrotto da un urlo proveniente dal piano di sopra…

Sei tu, Federico?!

Alcuni ragazzi si precipitano al piano di sopra.

Mario sale impugnando una padella.

«Dove l’hai presa quella padella?».

«Ma Matteo, dove vuoi che l’abbia presa, in cucina no?».

«Cos’è? Hai paura?».

«Paura io?» risponde tremando Mario.

Intanto, arrivati al piano superiore i ragazzi si appostano nel corridoio.

«Voi due andate di qua, voi di là e noi andiamo avanti».

Mario e Sabrina si dirigono verso la camera di Samantha.

La porta è aperta ma la stanza è immersa nelle tenebre se non per uno spiraglio di luce, proveniente da un angolo.

Mario tremando rassicura Sabrina tenendole la mano.

«Perché tremi?».

«Ma cosa, è tutto fisico!!».

Sabrina comincia a ridere e allora Mario le lascia la mano brandendo la padella e inoltrandosi da solo nel buio della stanza.

Appena entrato Mario vede una sagoma umana alla sua sinistra.

Preso dal panico lancia la padella contro di essa ma manca il bersaglio.

La padella cade rumorosamente sul pavimento facendo voltare la sagoma.

«Federico sei tu, mi hai fatto venire un colpo».

«Hai visto che ora c’è sul computer? È pazzesco, non può essere vero…».

Sabrina intanto entra tranquillamente, seguita da altri ragazzi richiamati dal rumore.

«Cos’è successo?».

«Guardate l’ora, guardate l’ora…».