Quel maledetto baule

Intanto, Cecilia e Anna Vita seguono Gabriele: il ragazzo sta salendo lungo la scala a chiocciola che porta alla soffitta.

«Ma che cavolo va a fare Gabriele in soffitta? Non c’è niente di interessante lassù...».

«Secondo me – risponde Anna Vita - sta dando i numeri, lo hai visto prima come faceva il matto? E prima scappa, poi picchia Matteo e poi sale in soffitta...».

Finalmente Gabriele arriva in cima alla scala ed entra in soffitta scomparendo alla vista delle ragazze.

«Ma tu lo vedi ancora?».

«No, però lo sento camminare».

«A me veramente sembra di sentirlo anche parlare...».

Cecilia fa segno ad Anna Vita di tacere.

Lentamente si avvicinano sempre di più al vano della soffitta per sentire cosa sta dicendo Gabriele.

...baule...prendere i fogli...uccidere.

«Anche tu hai sentito la parola “uccidere”?!».

«Sì Ceci, l’ho sentita anche io, è meglio andare!».

«No, non andiamo da nessuna parte, voglio tenerlo d’occhio».

«Ceci andiamo via che secondo me è meglio».

«Solo un’occhiata e poi andiamo via, dai vieni!».

Dicendo così Cecilia varca la soglia della soffitta trascinandosi dietro Anna Vita.

Si nascondono dietro un enorme scatolone con scritto sopra “Natale”, da cui spunta la punta di un pino di plastica con in cima una stella cometa.

Da lì in silenzio osservano i movimenti di Gabriele.

Il ragazzo inizia a spostare nervosamente scatoloni e oggetti vari tra cui le stampelle di Zanna, il gesso della gamba di Zanna, delle sedie, un fagiano di montagna impagliato, uno specchio, una cassapanca con delle bambole e infine un cavallino a dondolo.

Finalmente dietro a questo mucchio di oggetti compare il baule che stava cercando.

Si asciuga il sudore e si tira su le maniche, poi controlla se la serratura del baule è chiusa.

«Se avessi quella maledetta chiave...».

Inizia a guardarsi intorno illuminando l’ambiente con la torcia del telefono cercando qualcosa che l’aiuti ad aprire quel maledetto baule.

Improvvisamente alla luce della torcia scorge un luccichio per terra, si china e tira su una graffetta.

«Ecco – dice con un’aria di sollievo – vediamo se questa graffetta funziona. Andres con una graffetta sa aprire qualunque cosa… ce la posso fare anch’io».

Si getta sul baule e comincia a smanettare sulla serratura.

Continua a provare sempre più nervoso finché la graffetta si rompe e resta incastrata dentro la serratura.

Getta per terra il residuo della graffetta, si alza imprecando sotto voce e comincia a tirare calci al baule.

«Cecilia ti prego, andiamo via».

«Sì sì hai ragione andiamo pure...».

«Troppo tardi?!» dice una voce alle loro spalle con tono minaccioso.